I living labs rappresentano un modello strategico sperimentale per l’Unione Europea (UE). Si tratta di ambienti di innovazione aperta dove freelance, ricercatori, startupper e imprenditori creano, testano e validano nuove soluzioni in contesti di vita reale.
Funzionano più o meno come piattaforme collaborative, spesso focalizzate su sostenibilità, tecnologia o sviluppo urbano. Il loro obiettivo è lo sviluppo di prodotti, servizi o politiche più efficaci, basate su feedback pratici e iterazioni continue degli utenti. Un esempio è la mobilità sostenibile.
Indice dei contenuti
Cosa sono i living labs
I living labs sono ecosistemi d’innovazione user-centered in cui cittadini, imprese, pubbliche amministrazioni, università e altri attori collaborano per sviluppare, testare e validare soluzioni in contesti reali.
A differenza dei laboratori tradizionali, i living labs non si chiudono in ambienti controllati, ma si aprono alla realtà quotidiana dei territori, trasformando città, quartieri o comunità in laboratori viventi.
Secondo la definizione di ENoLL (European Network of Living Labs), la rete europea nata per promuovere e certificare i living labs a livello internazionale, questi spazi si basano su:
- coinvolgimento di più stakeholder nella creazione di nuovi prodotti/servizi;
- presenza di contesti reali (detti “real-life environments”);
- coinvolgimento attivo degli utenti finali;
- generazione di valore aggiunto, sia pubblico che privato.
Il ruolo dei living labs in Europa
L’Unione Europea considera i living labs uno strumento chiave per raggiungere i suoi obiettivi. Attraverso programmi come Horizon Europe, Digital Europe, Urban Innovative Actions e Living-in.EU, Bruxelles promuove progetti che utilizzano i living labs per:
- testare nuove tecnologie in ambito urbano e rurale;
- sviluppare servizi pubblici digitali co-progettati con i cittadini;
- accelerare l’adozione di soluzioni sostenibili;
- favorire l’inclusione e la partecipazione attiva dei cittadini.
Uno dei documenti di riferimento a livello europeo è la guida “Living Lab Innovation Process and Tools” del programma Living-in.EU, che illustra metodi e strumenti per progettare e implementare un living lab, dalla definizione degli stakeholder alla prototipazione dei servizi.

Esempi di living labs esistenti
Ecco 3 esempi di living labs già attivi:
Torino City Lab
Il Torino City Lab, lanciato nel 2016 e rinnovato con il programma “Living Lab 2”, è uno degli esempi più emblematici a livello italiano. Promosso dalla Città di Torino, ha permesso a start-up, PMI e centri di ricerca di testare tecnologie innovative in ambito urbano, coinvolgendo direttamente cittadini e residenti nella valutazione degli impatti. Tra i progetti testati: sensori per la qualità dell’aria, soluzioni per la mobilità sostenibile e arredi urbani smart.
Helsinki Urban Lab
A Helsinki, il Forum Virium Helsinki ha sviluppato un living lab permanente che coinvolge l’intera città. Dal 2010, il laboratorio supporta l’adozione di soluzioni intelligenti per il traffico, la sostenibilità energetica e i servizi digitali della PA, grazie alla collaborazione tra istituzioni, imprese locali e cittadini.
Amsterdam Smart City
Ad Amsterdam, la piattaforma Amsterdam Smart City funge da living lab metropolitano in cui oltre 200 partner testano soluzioni per l’efficienza energetica, l’uso dei dati urbani e la gestione partecipativa della città. Il progetto ha attirato investimenti pubblici e privati e si è affermato come punto di riferimento internazionale.
Perché realizzare un living lab?
Realizzare un living lab ha dei vantaggi. I living labs, infatti:
- offrono uno spazio di dialogo e sperimentazione per politiche pubbliche più efficaci;
- permettono di testare prodotti e servizi in condizioni reali, riducendo il rischio di fallimento;
- favoriscono il coinvolgimento attivo nei processi decisionali e progettuali, aumentando la fiducia nelle istituzioni;
- sono ambienti ideali per raccogliere dati, validare modelli e generare innovazione scientifica con un impatto diretto.
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